A cura di Nicoletta LeonardiMilano Postmedia books, 2007pp. 175ISBN 8874900333Prezzo € 18,60
“La fotografia non come rappresentazione ma come suscitatrice di azioni”: così, con una sua stessa frase, potrebbe essere descritta in sintesi la particolare poetica del fotografico di Franco Vaccari.Di questo artista, uno dei più significativi protagonisti del clima delle neo-avanguardie instauratosi a partire dagli anni sessanta-settanta, vengono ora ripubblicati numerosi scritti, accanto ad alcuni importanti contributi critici su di lui, in questo volume felicemente curato da Nicoletta Leonardi per le edizioni Postmedia books.
Il libro è uscito in occasione della retrospettiva di Vaccari appena conclusasi presso lo Spazio Oberdan di Milano, curata da Leonardi assieme a Vittorio Fagone, che ha permesso di ripercorrere circa trent’anni di carriera dell’artista modenese.
La prima parte del testo raccoglie i contributi su Vaccari, pubblicati dagli anni sessanta agli anni ottanta da Adriano Spatola, Gillo Dorfles, Daniela Palazzoli, Renato Barilli, Pietro Bonfiglioli, Roberta Valtorta, Adriano Altamira e Claudio Marra; nella seconda parte si possono invece rileggere ben ventotto scritti di Vaccari, usciti spesso su riviste e cataloghi oggi difficilmente rintracciabili. Il volume è arricchito da una bibliografia e da un apparato illustrativo che riproduce buona parte dei lavori esposti alla retrospettiva di Milano.
Franco Vaccari è uno degli artisti italiani che più si è avvicinato a quell’area di ricerca variamente definita con le etichette del concettualismo, dell’arte comportamentale e della Narrative art, area tesa al superamento delle categorie tradizionali di opera e di rappresentazione, per lavorare su uno spettro estetico più allargato, che comprende le azioni, i gesti, le immagini del quotidiano per quanto banale ed effimero, oltre che il rapporto attivo con lo spettatore.Nel contesto di questo lavoro, che prevede l’uso di svariati linguaggi e materiali, la fotografia ha un ruolo centrale, esemplificato dalla più famosa delle opere dell’artista, quella “Esposizione in tempo reale” in cui egli mise a disposizione del vasto pubblico della Biennale di Venezia del 1972 una cabina per fototessere, con la quale chiunque poteva realizzare un proprio autoritratto istantaneo e affiggerlo alla parete, allo scopo di lasciare una traccia fotografica del proprio passaggio. Già questo lavoro ci fa comprendere la natura appunto di traccia, di segno impersonale e collettivo, che ha per Vaccari la fotografia, all’estremo opposto di una concezione autoriale e stilisticamente connotata del mezzo fotografico. Nulla di più lontano dallo sguardo del grande fotografo che isola un istante privilegiato, un momento eccezionale incorniciato dalla sapiente costruzione formale dell’immagine (attitudine che nel Novecento è rappresentata in maniera sublime dalla poetica del “momento decisivo” di Cartier-Bresson).
La presentazione degli scritti dell’artista accanto alle testimonianze critiche che con più attenzione hanno accompagnato il suo lavoro è molto preziosa, in quanto testimonia di un altro tratto significativo del suo procedere, ovvero del duplice fronte su cui lavora da sempre: la creazione artistica da una parte e la riflessione teorica dall’altra. Atteggiamento questo che lo accomuna a molti artisti delle neoavanguardie e anche agli scrittori e ai letterati di quella stagione.Proprio tra questi due versanti del lavoro ormai trentennale di Franco Vaccari si stabilisce infatti, secondo la curatrice del volume, quel feedback, quel dialogo continuo tra due poli cui è ispirato il titolo del libro. Un concetto, questo di feedback, che è del resto centrale a tutto il suo operare, inteso anche come dialogo tra l’opera e lo spettatore, tra l’immagine e il fruitore, tra l’idea dell’artista e le reazioni, a volte imprevedibili, che essa suscita in un contesto collettivo.
Alcuni dei saggi critici raccolti nel volume sono particolarmente incentrati sull’uso della fotografia: è il caso del testo di Adriano Altamira “Il collezionista di immagini”, che vede Vaccari come raccoglitore e classificatore di immagini trovate o create da anonimi operatori su sua sollecitazione (è il caso delle Photomatic, le cabine per fototessera usate da Vaccari), analogamente ad altri artisti che hanno usato la fotografia in tal senso, quali Annette Messager o i coniugi Becher. Oppure della recensione firmata da Roberta Valtorta del saggio di Vaccari “La fotografia e l’inconscio tecnologico” (Modena, Punto e Virgola, 1979), testo che viene messo in rapporto con il pur diversissimo “Sulla fotografia” di Susan Sontag per analoga ampiezza di orizzonti e verve polemica. Ancora su temi di interesse fotografico è la presentazione, da parte del poeta visivo Adriano Spatola, di un volume dell’artista modenese, intitolato “Tracce” e consistente in una raccolta fotografica di anonimi graffiti urbani: ma per Spatola, la distanza con analoghe imprese (i graffiti di Brassaï, le foto dei muri di Siskind) è nel carattere impersonale del dispositivo fotografico, mentre non interessa nessuna forzatura stilistica e tecnica rispetto alle possibilità del mezzo stesso.
Ciò che invece colpisce nei saggi scritti in prima persona da Vaccari è la natura assai eterogenea dei suoi intereventi, che non riguardano solo il suo lavoro e la sua poetica, ma che ce lo mostrano come osservatore lucido e attento della realtà artistica, politica e sociale attorno a lui. Contributi a volte criticamente scomodi e polemici sulla fotografia (la recensione di un album fotografico sull’Africa, che ne smaschera la costruzione coloniale dello sguardo), riflessioni sull’architettura e il design nell’età postmoderna, prese di posizione sull’arte degli anni ottanta, così lontana dal lavoro di Vaccari nella sua resa euforica al mercato e ai miti dell’artista romantico e ingenuamente creativo: sono testi brevi ma illuminanti, che fanno dell’artista modenese una figura quanto mai interessante anche sul versante della critica.
Indice del volume
p. 7 Introduzione di Nicoletta Leonardi
Scritti su Franco Vaccari
p. 17 Adriano Spatola – Testo introduttivo al volume Le tracce (1966)
p. 23 Gillo Dorfles – Le Immagini captate di Franco Vaccari (1970)
p. 25 Daniela Palazzoli – La placenta azzurra (1972)
p. 29 Renato Barilli – Testo introduttivo al volume Esposizione in tempo reale (1973)
p. 32 Adriano Altamira – I viaggi di Franco Vaccari (1976)
p. 36 Adriano Altamira – Il collezionista d’immagini (1976)
p. 40 Pietro Bonfiglioli – Franco Vaccari (1976)
p. 46 Roberta Valtorta – Al centro di una catastrofe semantica (1980)
p. 47 Claudio Marra – Dilatazioni mentali e riscatto dell’inutile (1981)
p. 49 Renato Barilli – Franco Vaccari, opere: 1966-1986 (1987)
Scritti di Franco Vaccari
p. 105 Note di Franco Vaccari (1972)
p. 108 Appunti per una teoria dei libri oggetto (1973)
p. 110 Analisi dell’esposizione in tempo reale Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio (1974)
p. 113 Sulla metafora (1976)
p. 114 Il buco nella lingua, conversazione tra Franco Vaccari e Pietro Bonfiglioli (1977)
p. 118 Fotografia (1977)p. 119 Duchamp e l’occultamento del lavoro (1978)
p. 123 Il movimento tortuoso e opaco del senso (1979)
p. 125 Myrrholin Welt-Panorama (1981)
p. 128 Dietro la facciata post-moderna (1983)
p. 130 Mega bit e il sogno (1985)
p. 132 Visibilità e regole dell’etichetta (1987)
p. 134 Design-Cose (1989)
p. 136 Puer e Senex nell’arte degli anni Ottanta (1990)
p. 139 Migrazioni del reale (1990)
p. 141 L’arte e il muro della profezia (1991)
p. 145 Codice a barre – Il segno dei tempi (1991)
p. 146 Sul codice a barre (1991)
p. 147 Fotografia: tra teologia e tecnologia
p. 148 Apollo e Dafne: un mito per la fotografia (1995)
p. 150 Su un episodio di identità elastica (1996)
p. 151 Fotografare, guardare, sapere (1996)
p. 157 Maschere, fotoritratti, identikit (1996)
p. 161 Picasso e le monete celtiche (1998)
p. 163 Il difficile compito dell’artista (2000)
p. 167 Qualche aggiustamento di opinione (2000)
p. 169 Postmodern art ed erotismo (2004)
p. 172 Bibliografia a cura di Giovanni Franchino
“La fotografia non come rappresentazione ma come suscitatrice di azioni”: così, con una sua stessa frase, potrebbe essere descritta in sintesi la particolare poetica del fotografico di Franco Vaccari.Di questo artista, uno dei più significativi protagonisti del clima delle neo-avanguardie instauratosi a partire dagli anni sessanta-settanta, vengono ora ripubblicati numerosi scritti, accanto ad alcuni importanti contributi critici su di lui, in questo volume felicemente curato da Nicoletta Leonardi per le edizioni Postmedia books.
Il libro è uscito in occasione della retrospettiva di Vaccari appena conclusasi presso lo Spazio Oberdan di Milano, curata da Leonardi assieme a Vittorio Fagone, che ha permesso di ripercorrere circa trent’anni di carriera dell’artista modenese.
La prima parte del testo raccoglie i contributi su Vaccari, pubblicati dagli anni sessanta agli anni ottanta da Adriano Spatola, Gillo Dorfles, Daniela Palazzoli, Renato Barilli, Pietro Bonfiglioli, Roberta Valtorta, Adriano Altamira e Claudio Marra; nella seconda parte si possono invece rileggere ben ventotto scritti di Vaccari, usciti spesso su riviste e cataloghi oggi difficilmente rintracciabili. Il volume è arricchito da una bibliografia e da un apparato illustrativo che riproduce buona parte dei lavori esposti alla retrospettiva di Milano.
Franco Vaccari è uno degli artisti italiani che più si è avvicinato a quell’area di ricerca variamente definita con le etichette del concettualismo, dell’arte comportamentale e della Narrative art, area tesa al superamento delle categorie tradizionali di opera e di rappresentazione, per lavorare su uno spettro estetico più allargato, che comprende le azioni, i gesti, le immagini del quotidiano per quanto banale ed effimero, oltre che il rapporto attivo con lo spettatore.Nel contesto di questo lavoro, che prevede l’uso di svariati linguaggi e materiali, la fotografia ha un ruolo centrale, esemplificato dalla più famosa delle opere dell’artista, quella “Esposizione in tempo reale” in cui egli mise a disposizione del vasto pubblico della Biennale di Venezia del 1972 una cabina per fototessere, con la quale chiunque poteva realizzare un proprio autoritratto istantaneo e affiggerlo alla parete, allo scopo di lasciare una traccia fotografica del proprio passaggio. Già questo lavoro ci fa comprendere la natura appunto di traccia, di segno impersonale e collettivo, che ha per Vaccari la fotografia, all’estremo opposto di una concezione autoriale e stilisticamente connotata del mezzo fotografico. Nulla di più lontano dallo sguardo del grande fotografo che isola un istante privilegiato, un momento eccezionale incorniciato dalla sapiente costruzione formale dell’immagine (attitudine che nel Novecento è rappresentata in maniera sublime dalla poetica del “momento decisivo” di Cartier-Bresson).
La presentazione degli scritti dell’artista accanto alle testimonianze critiche che con più attenzione hanno accompagnato il suo lavoro è molto preziosa, in quanto testimonia di un altro tratto significativo del suo procedere, ovvero del duplice fronte su cui lavora da sempre: la creazione artistica da una parte e la riflessione teorica dall’altra. Atteggiamento questo che lo accomuna a molti artisti delle neoavanguardie e anche agli scrittori e ai letterati di quella stagione.Proprio tra questi due versanti del lavoro ormai trentennale di Franco Vaccari si stabilisce infatti, secondo la curatrice del volume, quel feedback, quel dialogo continuo tra due poli cui è ispirato il titolo del libro. Un concetto, questo di feedback, che è del resto centrale a tutto il suo operare, inteso anche come dialogo tra l’opera e lo spettatore, tra l’immagine e il fruitore, tra l’idea dell’artista e le reazioni, a volte imprevedibili, che essa suscita in un contesto collettivo.
Alcuni dei saggi critici raccolti nel volume sono particolarmente incentrati sull’uso della fotografia: è il caso del testo di Adriano Altamira “Il collezionista di immagini”, che vede Vaccari come raccoglitore e classificatore di immagini trovate o create da anonimi operatori su sua sollecitazione (è il caso delle Photomatic, le cabine per fototessera usate da Vaccari), analogamente ad altri artisti che hanno usato la fotografia in tal senso, quali Annette Messager o i coniugi Becher. Oppure della recensione firmata da Roberta Valtorta del saggio di Vaccari “La fotografia e l’inconscio tecnologico” (Modena, Punto e Virgola, 1979), testo che viene messo in rapporto con il pur diversissimo “Sulla fotografia” di Susan Sontag per analoga ampiezza di orizzonti e verve polemica. Ancora su temi di interesse fotografico è la presentazione, da parte del poeta visivo Adriano Spatola, di un volume dell’artista modenese, intitolato “Tracce” e consistente in una raccolta fotografica di anonimi graffiti urbani: ma per Spatola, la distanza con analoghe imprese (i graffiti di Brassaï, le foto dei muri di Siskind) è nel carattere impersonale del dispositivo fotografico, mentre non interessa nessuna forzatura stilistica e tecnica rispetto alle possibilità del mezzo stesso.
Ciò che invece colpisce nei saggi scritti in prima persona da Vaccari è la natura assai eterogenea dei suoi intereventi, che non riguardano solo il suo lavoro e la sua poetica, ma che ce lo mostrano come osservatore lucido e attento della realtà artistica, politica e sociale attorno a lui. Contributi a volte criticamente scomodi e polemici sulla fotografia (la recensione di un album fotografico sull’Africa, che ne smaschera la costruzione coloniale dello sguardo), riflessioni sull’architettura e il design nell’età postmoderna, prese di posizione sull’arte degli anni ottanta, così lontana dal lavoro di Vaccari nella sua resa euforica al mercato e ai miti dell’artista romantico e ingenuamente creativo: sono testi brevi ma illuminanti, che fanno dell’artista modenese una figura quanto mai interessante anche sul versante della critica.
Indice del volume
p. 7 Introduzione di Nicoletta Leonardi
Scritti su Franco Vaccari
p. 17 Adriano Spatola – Testo introduttivo al volume Le tracce (1966)
p. 23 Gillo Dorfles – Le Immagini captate di Franco Vaccari (1970)
p. 25 Daniela Palazzoli – La placenta azzurra (1972)
p. 29 Renato Barilli – Testo introduttivo al volume Esposizione in tempo reale (1973)
p. 32 Adriano Altamira – I viaggi di Franco Vaccari (1976)
p. 36 Adriano Altamira – Il collezionista d’immagini (1976)
p. 40 Pietro Bonfiglioli – Franco Vaccari (1976)
p. 46 Roberta Valtorta – Al centro di una catastrofe semantica (1980)
p. 47 Claudio Marra – Dilatazioni mentali e riscatto dell’inutile (1981)
p. 49 Renato Barilli – Franco Vaccari, opere: 1966-1986 (1987)
Scritti di Franco Vaccari
p. 105 Note di Franco Vaccari (1972)
p. 108 Appunti per una teoria dei libri oggetto (1973)
p. 110 Analisi dell’esposizione in tempo reale Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio (1974)
p. 113 Sulla metafora (1976)
p. 114 Il buco nella lingua, conversazione tra Franco Vaccari e Pietro Bonfiglioli (1977)
p. 118 Fotografia (1977)p. 119 Duchamp e l’occultamento del lavoro (1978)
p. 123 Il movimento tortuoso e opaco del senso (1979)
p. 125 Myrrholin Welt-Panorama (1981)
p. 128 Dietro la facciata post-moderna (1983)
p. 130 Mega bit e il sogno (1985)
p. 132 Visibilità e regole dell’etichetta (1987)
p. 134 Design-Cose (1989)
p. 136 Puer e Senex nell’arte degli anni Ottanta (1990)
p. 139 Migrazioni del reale (1990)
p. 141 L’arte e il muro della profezia (1991)
p. 145 Codice a barre – Il segno dei tempi (1991)
p. 146 Sul codice a barre (1991)
p. 147 Fotografia: tra teologia e tecnologia
p. 148 Apollo e Dafne: un mito per la fotografia (1995)
p. 150 Su un episodio di identità elastica (1996)
p. 151 Fotografare, guardare, sapere (1996)
p. 157 Maschere, fotoritratti, identikit (1996)
p. 161 Picasso e le monete celtiche (1998)
p. 163 Il difficile compito dell’artista (2000)
p. 167 Qualche aggiustamento di opinione (2000)
p. 169 Postmodern art ed erotismo (2004)
p. 172 Bibliografia a cura di Giovanni Franchino
Alessandro Oldani
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